l’ANVVF-CN

al Columbus Day

NEW YORK ATTRAVERSO GLI OCCHI DEL GRUPPO ANVVF 2023

Anche quest’anno l’ANVVF ha partecipato alle celebrazioni del Columbus Day che sono iniziate domenica 8 ottobre con la deposizione della corona di fiori alla statua di Cristoforo Colombo assieme ai colleghi del Fire Department di New York.

Il 9 ottobre è stato dedicato alla Messa presso la Cattedrale di San Patrick assieme a tantissimi italoamericani, dove il vescovo ci ha accolto calorosamente,  ed alla sfilata sulla centralissima Quinta Strada assieme ad un battaglione di Fire Fighters di New York, guidato dal tenente Enrico Boletti e a molti veterani accompagnati da un nutrito numero di macchine da intervento. In prima linea una autopompa perfettamente restaurata che l’11 settembre 2001 ha partecipato all’intervento di soccorso per l’attentato alle torri gemelle, sulle cui fiancata sono impressi i nomi dei 343 vigili del fuoco periti nell’eroico intervento di soccorso. Alcuni mezzi di soccorso distrutti durante l’intervento sono conservati nel Memoriale dedicato alle Torri Gemelle.

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Anche quest’anno l’ANVVF ha partecipato alle celebrazioni del Columbus Day (foto 1) che sono iniziate domenica 8 ottobre con la deposizione della corona di fiori alla statua di Cristoforo Colombo assieme ai colleghi del Fire Department di New York (foto 2).

Il 9 ottobre è stato dedicato alla Messa presso la Cattedrale di San Patrick (foto 3) assieme a tantissimi italoamericani, dove il vescovo ci ha accolto calorosamente, (foto 4, 5) ed alla sfilata sulla centralissima Quinta Strada assieme ad un battaglione di Fire Fighters di New York, guidato dal tenente Enrico Boletti e a molti veterani accompagnati da un nutrito numero di macchine da intervento (foto 6). In prima linea una autopompa perfettamente restaurata che l’11 settembre 2001 ha partecipato all’intervento di soccorso per l’attentato alle torri gemelle, sulle cui fiancata sono impressi i nomi dei 343 vigili del fuoco periti nell’eroico intervento di soccorso (foto 7). Alcuni mezzi di soccorso distrutti durante l’intervento sono conservati nel Memoriale dedicato alle Torri Gemelle (foto 8, 9).

La sfilata è stata seguita da moltissime persone ed il nostro passaggio è stato salutato con tanto entusiasmo fra sventolare di bandiere italiane, applausi e manifestazioni di apprezzamento nei nostri confronti (fig. 10). La giornata si è conclusa a pranzo assieme ai colleghi vigili del fuoco di New York ed alle loro famiglie, quasi tutti di origine italiana, che ci ha consentito di familiarizzare ed apprendere tante notizie sulla loro attività e anche sul terribile attentato alle torri gemelle direttamente da chi era presente ed è sopravvissuto. (foto 10, 11, 12)

Nei giorni successivi abbiamo visitato molti luoghi simbolici di New York, tutti di estremo interesse e con una grande storia alle spalle: la Statua della Libertà, Ellis Island, il Palazzo dell’ONU, i quartieri di Manhattan, Harlem, Queens, Long Island, Bronx, Brooklyn, Central Park, il nuovo quartiere di Hudson Yards, costruito durante il periodo del covid riqualificando un’area degradata, con i suoi grattacieli modernissimi e il percorso pedonale realizzato sul tracciato soprelevato di una vecchia linea dismessa della metropolitana. Ha destato molto interesse la visita alla Accademia ed al Museo dei vigili del fuoco e soprattutto al Memoriale delle Torri Gemelle. (foto 13, 14)

Molti dei luoghi visitati necessiterebbero di una lunga descrizione per trasmettere le sensazioni che hanno destato nei partecipanti al soggiorno a New York, ma per ragioni di brevità editoriale il gruppo ha pensato di riportare soltanto alcune brevi descrizioni di luoghi, situazioni, storie che ci hanno maggiormente coinvolto emotivamente. Volutamente non riportiamo gli autori di tali descrizioni perché siamo convinti che ciò che raccontiamo sia patrimonio di tutto il gruppo.

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La genesi del Columbus Day

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“Durante la pausa pranzo fra la Messa Gospel e la visita nei quartieri Bronx, Queens e Brooklyn, la nostra guida Igor, italiano che da oltre trent’anni vive e lavora a New York, ci ha raccontato la genesi della festa del Columbus Day.

Secondo il suo racconto, tratto da un articolo pubblicato sul New York Times il 12 ottobre 2019, dal titolo “how italians became white” (come gli italiani diventarono bianchi), il Congresso americano immaginava un’America bianca, protestante e culturalmente omogenea quando, nel 1790, dichiarò che solo i bianchi liberi che sono migrati o migreranno negli USA potevano diventare cittadini naturalizzati. Questa affermazione di principio non aveva tenuto conto, però, dello spirito razzista che pervadeva l’America alimentato dalle ondate migratorie di persone culturalmente diverse provenienti dagli angoli più remoti dell’Europa che in breve cambiò il volto del paese.

In particolare, gli italiani di carnagione più scura, provenienti dalle regioni del sud, dovettero subire vessazioni inenarrabili in quanto considerati incivili e razzialmente inferiori. Arrivati in America, come bianchi liberi, erano spesso considerati come “neri” perché accettavano di lavorare nei campi di zucchero e di cotone e coabitavano con gli afroamericani.

A seguito di un sanguinoso linciaggio in cui persero la vita undici immigrati italiani, ingiustamente accusati di avere assassinato il corrotto capo della polizia di New Orleans, il Presidente Benjamin Harrison proclamò nel 1892 una celebrazione nazionale, una tantum, in onore di Cristoforo Colombo per cercare di placare l’indignazione della comunità italoamericana e recuperare il deterioramento dei rapporti diplomatici che si era determinato fra Italia e Stati Uniti. La proclamazione del “Columbus Day” di Harrison consentì agli italiani di assurgere allo status di fondatori della nazione americana. Tale ricorrenza è ormai entrata nella tradizione degli Stati Uniti ed è festeggiata da tutti gli americani indipendentemente dalla loro provenienza geografica.

L’atmosfera gioiosa delle celebrazione del 9 ottobre affonda quindi le proprie radici sulla vessazione e privazioni che dovettero subire tanti nostri connazionali che emigrarono in America in cerca di fortuna”.

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“Durante la visita al grande palazzo delle Nazioni Unite, sede del quartiere generale dell’ONU, che ospita l’Assemblea Generale, abbiamo dovuto attendere prima di poter vistare la sala del Consiglio di  Sicurezza, in quanto era in corso una riunione convocata d’urgenza a seguito del sanguinoso attacco di Hamas contro Israele. Durante l’attesa la guida ci ha mostrato una raccolta di opere d’arte donate all’ONU sia dagli Stati Membri che da singoli artisti.

In particolare, ha colpito la nostra attenzione un mosaico costituito da migliaia di tesserine di vetri policromi di Murano raffigurante bambini, donne e uomini di religioni e culture diverse su cui è apposta la scritta “fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te” che abbiamo appreso essere la “Regola d’oro” che esprime un concetto accessibile ad ogni conoscenza e coscienza umana in quanto è presente in tutte le principali correnti religiose e diverse culture del mondo. Il paradosso è che mentre ammiravamo quest’opera d’arte che mette in luce questo concetto, nella sala accanto si discuteva di guerra fra due appartenenze religiose quella ebraica e quella musulmana con spargimento di sangue e perdita di vite umane”. (foto 15, 16)

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Joseph, un veterano dei vigili del fuoco di New York, era a pranzo assieme a noi al termine della sfilata sulla Quinta Strada e da lui abbiamo appreso che la mattina dell’11  settembre 2001 aveva terminato il suo turno notturno di servizio presso la fire station che si trovava al Word Trade Center in prossimità delle Torri Gemelle. Mentre Joseph tornava a casa, alle 8:46 il primo Boeing 767 con settanta passeggeri a bordo, dirottato dai terroristi di Al Qaeda, colpiva la facciata della Torre nord e quindici minuti dopo un secondo aereo con cinquantuno passeggeri colpiva la Torre sud. In pochi minuti i colleghi del turno diurno di Joseph accorrono e muoiono tutti nel corso dell’intervento. Joseph, come tutti gli altri colleghi liberi dal servizio presenti a New York, accorre al Word Trade Center per collaborare alle operazioni di soccorso e trova davanti a sé uno scenario devastante di dolore e di morte. Il resto è storia nota: assieme alle quasi tremila vittime muoiono, durante le operazioni di salvataggio, 343 pompieri. Tanti altri pompieri sono morti per le malattie causate dal fumo e dalle polveri; anche Joseph si è ammalato di tumore, ma dopo lunghe cure è riuscito a sopravvivere. Al termine del pranzo ci siamo salutati con grande emozione, con un abbraccio di stima e affetto che attraverso Joseph ci ha consentito di stringere a noi idealmente tutti i suoi colleghi che non ci sono più”. (foto 17)

Abbiamo visitato l’Accademia dei vigili del fuoco di New York, dove abbiamo assistito al training di alcune reclute e visto le attrezzature utilizzate per la formazione degli allievi. A farci da guida, oltre al tenente Enrico Boletti,  Carmine Foresta, un simpatico signore napoletano che vive da anni a New York ed il figlio Pasquale, vigile del fuoco che parla un irresistibile misto di inglese e napoletano. Con i nostri amici americani abbiamo visitato anche il museo dei vigili del fuoco di New York situato a Spring Street, dove è possibile ammirare tanti cimeli, (foto 18) ma soprattutto vedere i volti di 343 colleghi che, in piena consapevolezza, sono andati incontro alla morte pur di salvare delle vite umane. Abbiamo voluto onorare la memoria di questi eroi silenziosi recitando la preghiera dei vigili del fuoco in raccoglimento davanti alle loro fotografie. (foto 19, 20, 21, 22)

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“Carmine ha raccontato che la mattina dell’11 settembre lavorava all’ultimo piano di un grattacielo vicino alle Torri Gemelle e che le ha viste implodere e crollare in una nuvola di polvere, detriti e fogli di carta che volavano dalle finestre degli uffici: non ho più dimenticato quell’immagine e ogni volta che vedo lo skyline di New York cerco ancora con lo sguardo le torri che non ci sono più.”

Altrettanto emozionante è stata la visita al Memoriale, realizzato nelle fondamenta del sito in cui sorgevano le Torri Gemelle, un luogo di raccoglimento in cui ogni ambiente, oggetto, fotografia, suono fa rivivere in modo vibrante il dolore di questa immane tragedia costata la vita a tante persone ignare ed inermi. (foto 23, 24, 25, 26)

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“Quando si esce dal memoriale ci si sente confusi, disorientati, affranti, ci sembra di vivere in un’altra dimensione e si stenta a ritornare alla realtà. Passato il momento di stordimento rimane l’incredulità per quanto è accaduto e la difficoltà di comprendere le motivazioni che portano a compiere azioni tanto efferate.”

È opinione di tutti coloro che hanno partecipato a questo viaggio a New York in concomitanza con i festeggiamenti per il  Columbus Day che sia un esperienza da ripetere. New York è una città che cambia aspetto da un giorno all’altro, si passa dai quartieri avveniristici, con moderni grattacieli dall’architettura ardita che sfidano le leggi della fisica a quartieri più a misura d’uomo dai tratti europei. È una città caotica che vive con la stessa frenetica intensità sia il giorno che la notte; al tempo stesso affascinante ed inquietante. (foto 27)

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“Non è stato solo un viaggio indimenticabile. È stato un percorso, un’esperienza che ha coinvolto tutti i partecipanti. L’entusiasmo della sfilata, l’affetto dei colleghi di New York e la visita a tanti luoghi simbolici, mi hanno riempito di emozione e di orgoglio per appartenere alla grande famiglia dei vigili del fuoco”.

Un particolare ringraziamento all’Associazione Nazionale Vigili del Fuoco, a Luciano Burchietti e a Barbara dell’agenzia Harlem per aver organizzato tutto alla perfezione e per aver assistito i partecipanti durante il viaggio. Grazie a tutti coloro che hanno collaborato per la perfetta riuscita dell’iniziativa e – last but not least – ai nostri amici vigili del fuoco di oltre oceano che abbiamo invitato in Italia.

Cattedrale di San Patrick

Associazione Nazionale Vigili del Fuoco – CN