“6 Maggio 1976 – ore 21.00 – Sto per concludere una giornata di lavoro intenso, ma senza particolari avvenimenti degni di essere citati in un diario. Sono nel mio ufficio al Ministro dell’Interno, dove ho convocato per questioni di normale amministrazione gli ingegneri Nido e Palombi. Con loro ho un ultimo scambio di idee, prima di salutarci e in compagnia del mio collaboratore Beppe Chirenti e dell’autista Luigino Colanera mi avvio a casa.
Ore 21.30 – Lascio Chirenti e Colanera con un “Buonanotte, a domani!”, salgo le scale e noto la strana espressione di mia moglie, Mariarosa, che mi attende sulla porta di casa. “Hanno telefonato dalla Sala operativa” dice con tono agitato, “dev’essere successo qualcosa di grave”.
“Emergenza terremoto in Friuli” mi comunica l’operatore che, prima di continuare fa passare alcuni secondi per riprendere fiato, “un evento sismico di eccezionale gravità, con scosse corrispondenti al X grado della scala Mercalli, magnitudo 6,5. Dovrebbe avere investito una vasta area e provocato distruzioni nelle provincie di Udine e Pordenone”. (…)
2 maggio 1977. Sono sul punto di partire per Roma ed ho un disturbo improvviso, una specie di mancamento dal quale mi riprendo dopo pochi minuti. Credo sia una cosa da nulla, ma per scrupolo chiamo un medico. Mi visita e il responso è “Ricovero immediato in ospedale”. Rifiuto categoricamente e resisto anche al Professor Antonini primario dell’ospedale di Pordenone. (…) Passano alcuni minuti d’incertezza e scelgo di partire. Il Friuli non ha più bisogno di me, anche se il distacco sarà doloroso.
Mi faccio condurre in macchina all’aeroporto, di soppiatto, eludendo la sorveglianza dei medici e senza salutare nessuno.
Il traffico è molto intenso: “E’ un’oraccia dice l’autista Colanera, “gli esodati sono tornati e non riescono a stare fermi.”
Poi ha un’esclamazione di sorpresa: “Ingegnere, guardi là!”
A destra c’è un muro bianco, isolato, sul quale campeggia una scritta fatta con un pennello: I Vigili del Fuoco, hanno pianto, uno per tutti.”
“Chissà chi sarà stato?” mi domanda Colanera.
Rispondo un: “Chissà” e penso a un’altra scritta che ho visto ieri a Gemona “Glemone torne” (Gemona torna a vivere).”
Con queste poche righe tratte dal diario di mio Padre, Alessandro Giomi, “Trecento scosse di terremoto – diario della catastrofe sismica che sconvolse il Friuli nel 1976” voglio ricordare e ringraziare i tanti Vigili del fuoco che lavorarono con grande slancio ed umanità per portare soccorso alle popolazioni e posero le basi per la rinascita del Friuli martoriato da quel terribile terremoto.
Gioacchino Giomi
Tragedia immensa. I Vigili del Fuoco, grandi, immensi, come sempre, in ogni occasione, in servizio, nella vita! Orgoglio immane aver fatto parte del glorioso Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco.
Mi ricordo, ho partecipato ai soccorsi, un sisma che ha unito tutta l’Italia con una organizzazione capillare e in seguito la ricostruzione come modello x le future calamità
Non sono un Vigile del Fuoco ma ho letto il libro dell’ingegnere Giomi. Mi ha talmente appassionato che l’ho divorato tutto d’un fiato.
Ciao Beppe, un saluto cordiale, io c’ero nel Friuli. Antonelli Daniele
Ho partecipato a quell’evento disastroso nel quale il Corpo Nazionale dimostrò grandi capacita di soccorso e assistenza.
Ritengo che in quell’occasione Alessandro Giomi e Zamberletti gettarono le basi dell’attuale sistema di protezione civile!
Sono uno dei ragazzi entrato in servizio il primo luglio del 1976. Arrivai da Roma alla stazione di Udine e il primo forte impulso fu quello di prendere nuovamente il treno, in senso inverso, per tornare a Roma, la situazione era terribile. Ma la storia andò diversamente e trentadue anni dopo diventai Capo Sevizio presso il Comando Provinciale di Udine. Ho un ricordo ancora molto vivo di quei giorni di luglio del 1976; il terremoto aveva colpito duramente la provincia di Udine e quella di Pordenone, aveva distrutto il suo tessuto socio-economico, aveva lasciato dietro di se quasi mille morti migliaia di feriti e rovine. In quel drammatico contesto ho iniziato a fare i Vigile del fuoco. In quei irripetibili giorni del 1976 ricordo ancora le centinaia di interventi effettuati nelle località più colpite dal Sisma: Gemona, Trasaghis, Venzone, Maiano Tarcento, come ricordo ancora molto bene la fierezza e lo volontà delle genti friulane di riprendere la vita che terremoto aveva interrotto. Ricordo i colleghi friulani (oggi carissimi amici) con quanta tristezza negli occhi e nel cuore si apprestavano ad effettuare gli interventi ogni volta che ci si recava nei luoghi più colpiti dal Sisma. Quel luglio del 1976 fu un impatto durissimo con il lavoro con il quale mi accingevo a misurarmi. Avevo solo 23 anni ma il coraggio dei colleghi più anziani mi aiutò molto. Pensavo che non avrei più rivisto quelle immagini nella mia vita ma mi sbagliavo perché solo quattro anni più tardi qualcosa di ancor più terribile si verificò nel nostro Paese il Terremoto dell’Irpinia.
Ma questa è un altra storia
Oggi come Presidente della Associazione Naz. del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco Sez. di UDINE approfitto di questo spazio per ricordare tutti i colleghi che in quei terribili momenti si sono prodigati per portare soccorso a quanti ne avevano bisogno ed hanno lavorato con sforzi enormi e senza soste per giorni e giorni. A loro va il mio fraterno e caloroso abbraccio. Mandi
Entrato in servizio 1° maggio 1975. 7 maggio 1976 partenza dal Comando Prov. VV.F. Livorno alle ore 14.00 1 Ufficiale, 2 sottufficiali e 8 vigili. 12 ore di tempo per l’arrivo a Gemona del Friuli (velocità di colonna mobile Toscana 50 Km/h), la mattina alle ore sei , sveglia e subito in zona d’operazioni con il recupero del padre (morto soffocato da una trave sul terrazzo, madre e tre figli riparati sotto un tavolino tutti deceduti, e questo è stato il battesimo della mia prima grande calamità.
Gennaio 1977, con altri due colleghi sempre nel Friuli a montare i prefabbricati per terremotati, prima a Dogna e poi a Tarcento, i ricordi sono sempre vivi e dolorosi.
Sono entrato nel corpo nel 1973, e partecipato sia a terremoto del Friuli che a quello in Irpinia. Dire che tali esperienze sono traumatizzanti è poco, ti lasciano il segno per sempre. I friulani mi hanno insegnato cos’è la dignità e come ci si comporta in tali situazioni. Gli uomini erano sempre pronti a lavorare con noi , le donne si prodigavano a portarci e dividere con noi il poco che avevano, non facendoci mai mancare qualcosa da mangiare.
Ex capo Reparto Pavan Piero La Spezia.Nel 1976ero già Capo Reparto, avevo 35 anni – Campo Liguria Gemona del Friuli.
Dopo giornate di intenso lavoro,si ritrovava l’entusiasmo e la forza di continuare anche all’affetto dimostrato dagli abitanti del luogo che facevano a gara per ospitarci nelle loro dimore, create nei pressi delle loro abitazioni principali magari danneggiate dal sisma, per una cena insieme. Gente ammirevole ,orgogliosa e tenace di cui ancora porto un bellissimo ricordo.
Caro Gioacchino, una prima e indimenticabile esperienza umana e professionale, da Torino nella Colonna Mobile del Piemonte. Forse l’ultima a ricordo di un vecchio “modo” di interpretare la vita e l’attività del Vigile del Fuoco nella società del tempo. Abbracci, Mario Scarani
Fui assunto il 1° Aprile 1976 al Comando di Pordenone e li ho vissuto tutta L’emergenza del Terremoto del Friuli devo dire che è stata una grande esperienza che porterò per sempre nel cuore e che è ancora viva nei particolari, ricordo ancora le comunicazioni via radio del capo del Corpo Ing.Giomi persona di grande capacità operativa ed organizzativa all’epoca gran parte del settore operativo era al Comando dell’Ing. Ravaioli Comandante di Ferrara poi diventato mio Comandante a seguito del mio trasferimento al Comando di Ferrara. Quello che mi ha stupito ed insegnato nella vita è stata la grande dignità dei Friulani , un popolo instancabile e anche per noi non vi erano pause tenendo conto che all’epoca si facevano le 24 ore di servizio e il più delle volte gli stessi terremotati dividevano i pasti con noi da loro preparati come se fossimo tutta una famiglia che ancora ringrazio. Qui nacque la P.C. al Comando del primo Commissario straordinario On. Zamberletti fino alla grande evoluzione di oggi.