Terremoto
in Irpinia
40 anni fa il Terremoto in Irpinia provocò lutti e disastri, l’ANVVF vuole ricordare le vittime, i feriti e tutti gli uomini e le donne che parteciparono alle operazioni di soccorso.
a cura dell’ing. Maurizio Alivernini, già Direttore Regionale VVF Basilicata
Memorie di Alberto d’ERRICO
Ricordo
di Enrico Marchionne
Ricordo di Alberto Pilotto e Alberto Merlo
Co.Em
Comunicazione in Emergenza
Filmato effettuato sui luoghi del distastro
Il presidente Sandro Pertini
Il presidente Sandro Pertini in visita ai paesi colpiti del terremoto dell’Ottanta. ”Non vi sono stati i soccorsi immediati che avrebbero dovuto esserci. Ancora dalle macerie si levavano gemiti, grida di disperazione di sepolti vivi”, disse Pertini in un’edizione straordinaria del Tg2 il 27 novembre 1980, ”Qualcuno deve pagare”, aggiunse. (ANSA)
Con queste brevi note vogliamo rendere onore alle vittime e ai feriti che 40 anni fa subirono la violenza della natura nel terremoto in Irpinia.
E vogliamo altresì ricordare l’opera e i sacrifici di quanti, appartenenti allo Stato e volontari, si adoperarono per portare soccorso a quelle sfortunate popolazioni.
In particolare, vogliamo ricordare i nostri colleghi Vigili del fuoco ai quali furono richiesti fatiche e sacrifici personali che andarono a colmare carenze organizzative e strutturali di un Corpo Nazionale non preparato a fronteggiare una situazione straordinaria come quella che si verificò in Irpinia.
Vogliamo umilmente celebrare un’Italia che, quaranta anni fa, il 23 novembre 1980, soffrì una ennesima tragedia che comportò morti e distruzioni nelle province di Avellino, Salerno e Potenza e danni nelle altre città delle Regioni di appartenenza della Campania e della Basilicata.
Alle ore 19,35 di quel triste giorno tutti ci siamo fermati, sgomenti davanti alle scene devastanti provocate da una scossa di magnitudo 6,8, seguita, dopo pochi secondi, da un’altra di magnitudo 5 che aggravò la tragedia, con ulteriori vittime e crolli di fabbricati.
L’opera dei soccorritori, subito si presentò molto difficile, ostacolata dalla vastità del territorio coinvolto, perlopiù montagnoso (valutato in una area di circa 17.000 kilometri quadrati), dalla neve e dalla pioggia che stava imperversando, dalle vie di comunicazione bloccate dalle frane, dalla scarsa visibilità delle ore notturne e dalle rigide temperature della stagione invernale.
L’incertezza dei primi momenti nel delineare la reale situazione della tragedia che si andava ingigantendo sempre di più con il passare delle ore e l’accavallarsi delle notizie, comportò una urgente e massiccia richiesta di Vigili del fuoco che richiese l’invio nelle zone operative di ogni possibile risorsa disponibile.
Così furono inviati gli AVVA, gli Allievi Vigili Volontari Ausiliari che stavano frequentando il corso alla Scuola delle Capannelle, i residui della Colonna Mobile Centrale di soccorso di Passo Corese, in quel momento ridotta a Distaccamento VF di Roma, e i Vigili del fuoco della Colonna Mobile della Sardegna che, per ovvi motivi, non erano mai intervenuti sul “Continente” per una grande calamità in tutta la loro storia. Ma anche i Vigili del fuoco della Sicilia lasciarono la loro Isola per raggiungere le zone terremotate.
La situazione incerta fu anche dovuta al fatto che la Protezione Civile, in quel momento, non era compiuta, per legge e organizzazione, e questo influì sul dispositivo logistico e di soccorso che fu, comunque, corroborato anche dal volontariato costituito dal Personale civile dello Stato, da quello volontario delle Associazioni private e dai semplici studenti e cittadini.
Il Commissario Straordinario
Il 24 novembre fu nominato Giuseppe Zamberletti , quale Commissario straordinario per la Campania e la Basilicata e istituito il Centro Operativo Commissariale con l’apporto degli organi statali, delle Regioni e dei Comuni.
Dopo cinque giorni le vittime di Avellino erano state tutte estratte dalle macerie dei fabbricati crollati, ma l’opera dei Vigili del fuoco continuò incessante nei Comuni colpiti.
Con il passare delle ore, si riuscì a percepire l’effettiva portata della tragedia e vedere che le regioni coinvolte erano state tre, mentre i capoluoghi di provincia furono Avellino, Benevento, Caserta, Matera, Napoli, Potenza, Salerno e Foggia i cui Comuni colpiti erano stati 506 su 679.
I Comuni più coinvolti furono Avellino, Lioni, Calitri, Sant’Angelo dei Lombardi, San Mango sul Calore, Calabritto, Balvano, Oliveto Citra, Buccino, Baronissi, Fisciano, Nocera , Vallo della Lucania, Pescopagano, Marsico, Solofra, Cerife e Materdomini.
Il bilancio della tragedia fu di quasi 3.000 vittime, di 322 salvataggi, di 280.000 persone senza tetto e di 50.000 alloggi distrutti o irrecuperabili.
Gravissimi furono i danni al patrimonio culturale, artistico, artigianale, commerciale e industriale.
I Vigili del fuoco intervennero con circa 5.000 uomini, materiali e mezzi di ogni genere in dotazione, compresi quattro elicotteri.
Per chi ha vissuto quei giorni, oggi ha l’occasione di fare un passo indietro nella sua vita, un tuffo nel passato, opaco e lontano, che all’improvviso appare chiaro e netto davanti ai suoi occhi.
Un passato che richiama scenari desolanti, immagini di disperazione, suoni di voci concitate di persone e di soccorritori, rumori assordanti di mezzi meccanici al lavoro, il freddo, la pioggia incessante e poi la neve.
Da quel passato, così reale e solenne, ne emerge una figura particolare di Vigile del fuoco di quei momenti, uomo delle istituzioni, professionale e operativo, ma soprattutto persona con sentimenti di umanità e di solidarietà verso quei fratelli sfortunati colpiti da una così grande tragedia, di persona consapevole e partecipe del dolore della gente e capace di infondere a tutti speranza, solo e semplicemente con la propria presenza o con un sorriso.
ing. Enrico MARCHIONNE – Vice Presidente ANVVF-CN e Responsabile area Memoria Storica e Sistemi Museali
Guarda Il Decreto del Presidente della Repubblica che conferisce la Medaglia D'Oro al Corpo Nazionale
Tutti gli approfondimenti dell’ing. Maurizio Alivernini, già Direttore Regionale VVF della Basilicata
I Vigili del Fuoco quarant'anni dopo
Memorie di Alberto d’ERRICO
Vice Comandante VVf di Napoli nel 1980 poi Capo del Corpo Nazionale
Difficoltà dei primi soccorsi in Irpinia
a cura dell’Ufficio Memoria Storica VVF Campania – DVD ing. Michele M. La Veglia
Il Terremoto vissuto dai soccorritori
Ricordi di:
Alberto PILOTTO e Alberto MERLO
Fu il mio primo intervento, da giovane funzionario, in un’area terremotata. Lo ricordo ancora con tristezza e con affetto per i Vigili del fuoco che si impegnarono anche al di sopra delle proprie possibilità. Bravissimi!
Partimmo dal Comando di Oristano il 25/11/1980 alle ore 16 con mezzi vecchi e malandati un 639 e una campagnola, per unirci ad Olbia con i colleghi sassaresi e imbarcarci alle 23 sulla Olbia-Civitavecchia atmosfera surreale si sentiva già in sardegna arrivammo ad avellino alle ore 16 del 26/11 già tanto che arrivammo per la continua ebolizione del radiatore del 639 fummo destinati dall’allora comandante del campo base ing Ruggiero A S.Mango sul Calore paese interamente distrutto e solo allora ci accorgemmo che a parte i morti anche noi ci aggiungemmo ai terremotati non avevamo NIENTEEE ma siamo vissuti.Luigi Galano
Fu il mio primo Terremoto come vigile del fuoco, un terremoto che provocò grande distruzione e tantissimi morti. Passata la prima grande fase emergenziale, il Prefetto di Avellino e l’On. Zamberletti mi chiesero di rimanere per un lungo periodo per gestire il reinsediamento della popolazione.
E’ un ricordo indelebile dal punto di vista umano e professionale.
Ingegnere Alivernini, è con immenso piacere che ho letto della sua pubblicazione per la ricorrenza del Terremoto.
Ero in forza al Comando di Ancona e siamo intervenuti a Balvano coordinati dal Geometra Aldo Filippini.
Ricordi ancora vivissimi nella memoria.
Che disperazione il solo avvicinarsi a quella chiesa dove tanti bambini avevano perso la vita.
Immagino che sia stato realizzato un libro che ricordi quei momenti.
Sarebbe veramente interessante poterne disporre di una copia.
Voglio approfittare dell’occasione per salutarLa ricordando i giorni alle Scuole Antincendi quando Lei era il Direttore del 25° Corso ed io svolgevo le funzioni di Istruttore.
Mi resta un bel ricordo.
Complimenti di nuovo per il lavoro e un saluto cordiale.
Fausto Gobbi
Sono un Vigile del Fuoco di Matera, all’epoca avevo 25 anni, di cui cinque di servizio nel Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, alle 22,00 del 23 novembre 1980, con gli altri Colleghi di Matera eravamo già al Comando di Potenza per raggiungere Balvano, uno dei paesi più colpiti dall’evento in Basilicata. E’ stata una esperienza forte, dove si vive la tristezza del momento con il Vero valore che si dà alla Vita, l’insieme di tante emozioni, l’Organizzazione, gli interventi, le storie da raccontare, il sapersi adattare e risolvere le situazioni, le Persone che incontri, che abbracci e sono già parte di te, e l’importantissimo valore del lavoro di Squadra e di Gruppo che sono nel DNA del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco e rimane in Noi per sempre.
E’ un pezzo di Vita che porto nel mio cuore che mi ha formato Umanamente e Professionalmente.
Orgoglioso di essere un Vigile del Fuoco e di aver fatto parte della Nostra Casa Madre “il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco”
voglio brevemente raccontarvi quella sera fui chiamato dal commianto ing.
D’ERRICO di prepararmi di andare alla mattina successiva in prefettura in
quanto mi dovevo mettere a disposizione del commissario ZAMBERLLETTI
entrato in ufficio tutti i presenti increduli che l’ONEREVOLE aveva chiesto
un autista vigile del fuoco ,la mia durante e stata x circa 2 anni
Nel 1980 ero un giovane tecnico progettista del gruppo ENI, ma la fiammella dei vigili del fuoco era già entrata dentro di me di bambino, grazie ad un cugino della mia mamma in servizio dal 1945, e rafforzata con il servizio militare come ausiliario.
All’indomani della scossa del 23 novembre ricordo che iniziai a scalpitare intenzionato a fare qualcosa e questo si concretizzò, meno di una settimana dopo con l’appartenenza ad una colonna di soccorsi delle Misericordie dalla provincia di Firenze.
Partimmo alla sera, viaggio lentissimo e lunghissimo durato tutta una notte fino al momento in cui, per ragioni che non ho mai capito, la colonna si dissolse e il mio equipaggio si trovò da solo. Autonomamente ci recammo alla Prefettura di Potenza per metterci a disposizione e, nel caos totale, dopo oltre 4 ore di attesa e di insistenze, ci fu indicato di andare a Vietri di Potenza. Eravamo in 4 con un camper da deserto messoci a disposizione da un concessionario, un po’ di viveri e vestiario per la popolazione e tanta buona volontà.
Arrivati a Vietri di Potenza fummo quasi presi d’assalto e quanto avevamo a disposizione terminò in brevissimo tempo.
La prima notte fu abbastanza dura, il camper non aveva riscaldamento, le pareti del tetto a soffietto erano irrigidite dal freddo e all’interno si era formato il ghiaccio, con il passare delle ore andammo ad aumentare gli strati di vestiario per contrastare la temperatura al di sotto dello zero.
Il giorno successivo iniziammo a fare un po’ di ricognizioni per cercare di capire cosa avremmo potuto fare.
Ci aggiravamo quasi come zombi tra le macerie e le persone, ancora spaesate da quello che era accaduto, inciampando nell’asfalto che si muoveva a seguito delle scosse, mentre i muri scricchiolavano lamentandosi per quell’energia che arrivava dal sottosuolo.
Poi, all’improvviso vidi un veicolo dei vigili del fuoco, mi avvicinai, chiesi dove avevano il loro centro di comando e lì incontrai il funzionario.
Poche parole furono sufficienti a raggiungere un’intesa, anche se mi presentai come ex-ausiliario mi accorsi che parlavamo la stessa lingua: tutti e quattro ci mettemmo subito a disposizione ed iniziammo a collaborare, loro dentro e noi fuori.
Rimanemmo lì per una settimana, fu un’ottima esperienza che sicuramente servì anche per aiutare e rincuorare quella popolazione provata dal sisma, ma principalmente per dare un senso compiuto alla nostra presenza in quell’Irpinia martoriata.
E’ un piacere ricevere le novita’ e le notizie riferite al nostro , CORPO NAZIONALE VVF
iIn quel momento ero Comandante di Sassari e quel giorno vennl chiamato d’urgenza a Roma dal mio Ispettore Regionale del Lazio e della Sardegna, Fabio Rosati, che mi fece partire subito per Cagliari con l’auto della Colonna Mobile di Passo Corese, della quale ero ancora Comandante.
Lì attesi l’arrivo delle Sei Sezioni operative della Sardegna che giunsero a scaglioni a partire dal giorno seguente (per prime arrivarono le 2 Sezioni operative di Cagliari) e subito cominciammo ad operare ad Avellino.
Dopo 5 giorni, chiesi all’Ispettore della Campania, Verde, di spostarmi a San Mango sul Calore da dove I Vigili di Roma avevano intenzione di ritirarsi per passare su altra zona operativa.
A San Mango incontrai Salvati, al comando dei Vigili di Trento e, insieme, decidemmo di dividerci il territorio sul quale operare.
Confesso che sono stati qiorni molto duri (io rimasi 21 giorni) e ho sempre visto i ragazzi della Sardegna impegnarsi fino allo sfinimento ma sempre con entusiasmo e orgogliosi di dare il loro contributo per aiutare quella sfortunata popolazione.
Ragazzi capaci di superare, con il loro spirito di adattamento, qualunque ostacolo, avversità o dissevizio (e ce ne furono tanti), guadagnandosi il rispetto e l’ammirazione della gente del posto. In questo aiutarono anche ne.
Giorni che non dimenticherò mai .
Vincenzo MALVASI IL 22/NOVEMBRE 2020
Fu il mio primo terremoto come Vigile del fuoco. Alle 20.30 circa eravamo radunati nel piazzale del Comando Provinciale di Milano, pronti per partire, con mezzi della Colonna Mobile Lombardia, vecchi mezzi ( tipo Camion Lancione a benzina 1 litro a KM. o Fiat 639 corredati come carro crolli o Bus 370, per unirci con il resto della Lombardia nell’Aria di Servizio Agip Firenze Nord. La Ns postazione era Materdomine e quella è stata per sei mesi. Quando siamo giunti sul posto neve, acqua e vento non ci davano pace, per giorni siamo stati allo sparaggio, sembrava che i terremotati fossimo noi, fortuna che la Lombardia come oggi è sempre stata attenta ai propri uomini infatti il Comando, dopo pochi giorni, non ci fece mancare nulla come ristoro e cambia indumenti. Il sottoscritto ha fatto piu di un periedo nell’Irpinia.
è stata un’esperienza indelebile dal punto di visto Professionale e Umano.
Orgoglioso di essere Vigile del Fuoco.
giovanni chiarullo
è senza dubbio la più grande emergenza a cui ho partecipato durante i miei anni di servizio nel corpo dei vigili del fuoco. Ricordo che alle ore 19:35 di domenica 23 novembre 1980, quando si è sentita la forte scossa sismica che creò morte e distruzione nella zona dell’Irpinia, ero in servizio nel turno 8/20 presso il Comando Provinciale di Campobasso. Nel giro di qualche ora, la colonna mobile composta da alcuni automezzi ed una dozzina di vigili equipaggiati alla meglio, partì alla volta di Avellino.
I colleghi giunsero durante la notte presso il Comando Provinciale VVF di Avellino, e dopo che vennero dotati di semplici “attrezzi da cantiere” furono inviati a Sant’Angelo dei Lombardi, dove giunsero all’alba e furono impegnati senza pause giorno e notte per ricercare ed estrarre persone rimaste sotto le macerie dei tantissimi edifici crollati.
I nostri colleghi lavorarono ininterrottamente con temperature rigide prossime allo zero, senza che avessero un posto dove potersi ristorare o mettersi al riparo. L’unico riparo erano gli automezzi in dotazione. Solo dopo tre giorni riuscirono ad avere (facendo anche qualche insistenza) un pasto caldo e poi una tenda in un campo base allestito da altri soccorritori.
L’episodio più gratificante per loro avvenne a cinque giorni dal sisma, quando su richiesta del proprietario di un’abitazione crollata, dalla quale già erano stati estratti senza vita nei giorni precedenti la moglie ed un figlio, andarono a rimuovere con l’aiuto di un mezzo meccanico anche le ultime macerie e trovarono ancora in vita l’altra figlia del richiedente, che ormai era stata data dispersa; la giovane ragazza di nome M.F. fu individuata per i suoi lamenti e grazie alla sua folta chioma di capelli di colore rosso che apparve tra i calcinacci, la stessa venne subito estratta dalle macerie e fu condotta all’Ospedale di Avellino, dove gli fu diagnosticato solo un lieve infortunio ad una gamba.
Nei giorni successivi, alcuni dei nostri vigili andarono a fargli visita in ospedale, ed è nato un bel rapporto di amicizia ed affetto che dura da tanti anni; successivamente la ragazza è stata invitata più volte alla festa di Santa Barbara presso il nostro Comando Provinciale VVF di Campobasso, ed in tempi più recenti lei, la sua famiglia (perché felicemente sposata) e la nostra squadra, sono stati ospiti alla nota trasmissione della Rai “Fantastico” in occasione di un anniversario del terremoto.
Contento di aver portato alla vostra conoscenza un semplice ricordo del mio passato da vigile, mi riprometto in futuro di inserire nell’apposito spazio altre ricorrenze che possano essere oggetto di commento da parte di tutti coloro che visiteranno questo sito.
Grazie per l’opportunità ed il confronto.
A distanza di 40, ma sembra ieri, ricordo quella sera del 23 novembre. Montavo in servizio alle 20, alla sede centrale VF di Parma. Quella sera ero centralinista e non sembrava che la scossa avesse fatto molti danni. Il TG delle 20 non vi diede molta importanza. Poi arrivarono notizie allarmanti dall’Ispettorato VVF Bologna. Partenza C.Mobile alle 24 del personale di tutti i Comandi e altra partenza alcune ore dopo.
Sono stato inviato a Sant’Angelo dei Lombardi (AV) dopo una settimana per una decina di giorni che mi hanno lasciato il segno. Sono poi dovuto ritornare il 29 dicembre fino al 6 gennaio 1981 e ho anche riportato la distorsione di una caviglia, nell’uscire di corso da un fabbricato pericolante mentre era in corso una forte scossa tellurica.
Sono ripassato a Sant’Angelo nell’estate del 2001, ritornando da una vacanza e ho visitato il paese, ho visto che in molte zone, compreso l’ex condominio MI-VE, dove abbiamo operato a lungo, ci sono rimasti solo dei buchi.
Anche io ho partecipato ai soccorsi nell’Irpinia con la colonna mobile del
Molise nel mese di Dicembre.
Giovane ausiliario di leva dell’87°Corso AVVA, assegnato il 2 Agosto 1980
prima al Comando di Campobasso e poi al distaccamento di Termoli.
Ricordo la trepidazione di arrivare nelle zone colpite e poi pianti,
desolazione e polvere.
Il gruppo era coordinato dal capo squadra Amerigo Guarino, nativo di
Avellino ma da anni in servizio a Termoli, ed operava a San Michele di
Serino.
Tutti eravamo impegnati nel soccorrere al meglio quanti avessero
bisogno, senza risparmiarci, ascoltando le loro storie di vita e la loro
disperazione nell’aver perso pure quel poco che avevano.
Quel periodo mi ha fatto comprendere quando era bello aiutare gli altri
nelle difficoltà, tanto da voler diventare Vigile del Fuoco permanente con
tutte le mie forze.
Ringrazio l’associazione per lo spazio di condivisione messo a
disposizione sul sito che contribuisce a non dimenticare e ad unirci
ancora di più.
Ex CRE Aldo Ciccone
La Colonna Mobile Interregionale cominciò a formarsi verso Mestre, poi si congiunse a Padova e si trasformò in un enorme fila di mezzi, io ero nel vano posteriore di una Campagnola AR 59, davanti un Capo Squadra e l’autista, il nostro compito era di chiudere la Colonna Mobile e avvisare il carro officina se qualche mezzo si fermava in panne. Questo nostro lavoro iniziò quasi subito, alcuni mezzi non superarono nemmeno i confini della Regione. La nostra meta era Lioni, una cittadina dell’Irpinia, il viaggio durò 36 ore. Al nostro passaggio nei primi centri colpitili dal sisma, le persone ci gridavano di fermarci perché c’ erano persone sotto le macerie, uno di questi paesi era S. Angelo del Lombardi. Quando siamo arrivati alla periferia di Lioni, eravamo convinti di trovare le tende montate, ma non fu così e montammo le nostre, che erano caricate sul OM 639, per fortuna siamo riusciti a trovato della paglia per mettere sotto i sacchi a pelo, l’ora era tarda e le tende furono montate come meglio si poteva, purtroppo in un pendio e al mattino c’è chi si ritrovò fuori dalla tenda. Il tempo era freddo con pioggia e nevischio, solo come sanno fare i Pompieri ci siamo sistemati in poco tempo. In quei primi giorni l’organizzazione non era delle migliori, ma la nostra buona volontà rimarginò queste carenze. Il mio primo intervento fu in una villetta dove erano morti e estratti una intera famiglia, mancava solo un figlio, ma ormai erano passate molte ore e le speranze erano poche, si cercava fra i detriti di trovare qualche indizio per individuare la camera da letto del bambino, trovammo giocattoli, e anche il bambino ancora vivo, una gioia immensa aveva ripagato il nostro lavoro. Sono venuto poi a sapere che al bambino gli avevano amputato un braccio e che per le lesioni interne poi morì, ho sempre sperato che non fosse vero.